Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Le najadi procaci,
che il giovinetto sire
ad Ercole rapire
osarono co’ baci,
giacciono a ’l fondo estinte
da gran tempo ne ’l gelo;
e le lor membra avvinte
che splendean senza velo,
quelle membra ove i lievi
fiori de ’l sangue allora
uscìan brillando fuora
come rose tra nevi,
e li occhi ove saette
avea certe il disìo,
e le bocche perfette
ove più d’un bel dio
trapassando per Coleo
piacquesi a lungo bere,
e le chiome leggere
che segnavan d’un solco
aureo l’acque ne ’l nuoto
involgendo e portando
i calici de ’l loto
con un murmure blando.