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50 Gabriele d’Annunzio


BALLATA VIII.

Meriggiava quel re, sotto il pomario
che splendeva a’ suoi dì come un tesoro.
Cadeano i frutti d’oro
gravi su ’l suolo in torno, a quando a quando.

Rendean per l’aria in torno una fragranza
di miel, così gioconda
che al cuor giungeva quale un vin di rose.
E il buon Astìoco, in mezzo a l’abondanza
de’ frutti, di profonda
dolcezza pieno l’anima, si pose
a laudare le ascose
virtuti de la terra in un poema.
Giunto era a la seconda
canzone quando, senz’alcuna tema,
ei scorse Elai. Qual re di Trebisonda,
il capo cinto avea d’un diadema
ed il petto di pietre preziose
che vincevano il dì riscintillando.