Pagina:D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu/33


Il libro d’Isaotta 27


Ella tacque; ed il capo inchinò mite:
ne li occhi le ridea novo pensiere.
Tutta quanta di porpora una vite
saliva da l’inferior verziere,
e le bacchiche foglie colorite
mesceansi con le rose a le ringhiere.
Avean piegato un dì li aspri sermenti
a la copia de’ grappoli rubenti
che il padre Autunno infranse nel bicchiere.

Ella disse ridendo: - Io pongo un patto,
vago sire, a la mia dedizione.
- Il vago sire - io dissi - accoglie al tratto
quel ch’Isaotta Guttadàuro pone.
Ed ella: - Quando un sol grappolo intatto
ne’ vigneti che bagna il Latamone
lungh’esso il chiaro colle solatio
troveremo, io sarò pronta al disio
vostro e sarete voi di me padrone. -