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288 Gabriele d’Annunzio

Per esempio, ecco una outa della principessa Issé:

     Harou goto ni
Nagarourou Kawa o
     Hanato mitè
Orarènou mizou ni
Sidè ya Norénamou.

La quale outa vuol dire: «Per cogliere i fiori di prugno, i cui colori agita l’acqua, io mi son chinata verso l’acqua; ma, ahimè!, io non ho colto i fiori e la mia manica è tutta bagnata.»

Nella mia occidentale la frequenza della rima e il ritmo troppo accentuato tolgono alla strofa gran parte del suo carattere primitivo.


Donna Francesca, VIII, pagina 241.

Alcune particolarità descrittive di questa poesia sono tratte dalla Tentation de Saint Antoine di Gustavo Flaubert. E la poesia in sè non ha nemmen l’ombra d’una intenzione antireligiosa; ma è una semplice e pura ed anche, se si vuole, oziosa esercitazione di stile e di metrica.


Donna Francesca, X, pagina 243.

Fra Bartolomeo Della Porta, domenicano di San Marco, uno dei più singolari artefici del Rinascimento fiorentino, soleva, prima di cercar le pieghe delle vesti per le sue figure sacre, disegnare i corpi nudi dal vero. La pittura di cui si parla e una tavola che gli fu allogata da Piero Sederini per la sala del Consiglio, «nella quale sono tutti e’ protettori della città di Fiorenza, e que’ Santi che nel giorno loro la città ha aute le sue vittorie», come porta il Vasari.

La Galleria delli Uffici possiede alcuni bellissimi disegni che il Frate fece per la detta tavola. Uno di quei disegni (n. 1204), eseguito a penna, rappresenti nude le figure comprese nella parte inferiore