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242 Gabriele d’Annunzio


IX.

Come a notte in un tempio una fontana
mormora ascosa e dà voci di lire,
fa il sangue in noi pe ’l ritmico fluire
una musica assai dolce e lontana.

Veramente io non so quali parole
il buon sangue ne ’l capo mi favelli
volgendo sue misteriose ambagi;
ma ben io so che mai gighe o viuole
ornaron di più vaghi ritornelli
serenate d’amor sotto i palagi.
Canta, o buon sangue! Ed i pensier malvagi,
tutti, qual vin, da l’anima discaccia.
Nel mezzo del mio cor ride una faccia,
guardando la vendemmia allegra e sana.