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Donne 231


VI.

Entra l’albore gelido, pe’ i vetri,
ne l’ombra di quel letto ov’ella dorme
stanca di voluttà con semichiuse
le dolci labbra in cui trema il sorriso.

Or la Luna, ferendo ne l’aperto
cofano i bei gioielli, gloriate
opere di sottili orafi, illustra
diamanti, camei, perle e smeraldi.

Splendono le collane, come spire
d’un favoloso rettile sopito;
e paiono viventi occhi i rubini.

Langue, da presso, entro la coppa un giglio
in sua verginità, nobile e puro
quale un vaso liturgico d’argento.