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Sonetti d’Ebe | 101 |
IL CANTO
Un giorno ella cantò, su la galea,
ad alleggiar la mia grave fatica.
E il mare a noi, spirante ancor l’antica
divinità, propizio sorridea.
Al riso innumerevole, l’aprica
riva non lungi in breve arco splendea,
polita e bianca, qual ne l’Odissea
la riva de la dolce Näusica.
Or così, mentre io ripensava Ulisse,
guardando pe ’l seren grembo de l’acque
palpitar l’ombra de l’amata chioma,
parvemi, Omero, il dáttilo fiorisse
in sommo de ’l gentil labbro, che nacque
a favellar ne ’l tuo puro idioma.