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le vergini 93

Il paese di Pescara apparve in cima alla strada, in mezzo al sole, mandando suoni su’l vento.

— Fanno la processione - disse uno delli uomini. Tutti li altri sferzarono; e la strada risuonò sotto il trotto pesante, al tintinnio de’ sonagli, allo schiocco delle fruste.

Quella violenza di scosse e di fragore richiamò per un momento Giuliana al senso della realtà circonstante. Ma, poichè l’uomo le cingeva i fianchi con un braccio e le metteva il fiato vinoso nella guancia, ella per un cieco impeto si mise a gridare e a gesticolare quasi l’avesse presa un delirio. E il fantasma di Lindoro subitamente le si rizzò dinanzi alti occhi offuscati e potè anco suscitarle il ribrezzo dell’orrore in quel poco di sensibilità che le restava nei nervi. Ella, a pena il carro si fermò, discese a terra dai sacchi scivolando; tentò di muovere i passi, con la furia affannosa di chi cerchi raggiungere un luogo sicuro per cadere.

Venivano in contro nella strada le verginelle coperte di veli candidi, con in mano i cèrei dipinti, e cantavano. Dietro la torma angelica, un grande, sventolio di drappi e di baldacchini empiva l’aria beneficata dalla pioggia recente. E cantavano:

          Tantum ergo sacramentum
          Veneremur cernui...