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92 | il libro delle vergini |
rimasta sotto la pelle una goccia di sangue, ma tenuta viva da una speranza che il maggior pericolo fosse omai superato.
Ora la campagna era tutta frescamente luminosa. Passava una fila di carretti carichi di gesso, e i grossi carrettieri di Letto Manoppello, pieni di vino, sdraiati su i sacchi fumavano. Come Giuliana si mise dietro la fila, uno di quelli, l’estremo, gridò:
— Ohe, volete che vi porti, bella figliuola?
Machinalmente Giuliana si lasciò tirar su dalle forti braccia dell’uomo, e stette così seduta su i sacchi. Non intendeva le grasse risa e i motti osceni che di carro in carro si propagavano.
Con una energia involontaria d’istinto, teneva le ginocchia serrate per impedire al flusso la via. Sentiva a poco a poco una specie di ottusità occuparle la conscienza, così che li sbalzi frequenti delle ruote su la ghiaia non le davano che una decorazione sorda e il lezzo delle pipe non le turbava che lievemente l’olfatto. Ma già il sussurro lontano alli orecchi, il bagliore alla vista, le vertigini annunziavano lo sviluppo dell’anemia nel cervello. Più volte ella sarebbe caduta se non l’avessero sorretta le mani del carrettiere che incoraggiato dalla muta docilità di lei cominciava de’ tentativi brutali di corazze.