Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
88 | il libro delle vergini |
lontà vigile le bastò a scuotersi debolmente e a discendere nella strada.
Le nuvole raccolte verso la Majella avevano preso il colore diafano e grigio di una massa pendula d’acque. Larghe trombe si avvicinavano dalla marina più cariche; e ancora qualche florido intervallo d’indaco si dilatava nell’alto. Un odore di umidità già saliva dalla polvere, saliva dalla campagna ansante nell’aspettazione. Li alberi immobili parevano assorbire la luce, si levavano anneriti in mezzo alla fumosità dell’aria, popolavano di forme incerte la lontananza.
Giuliana camminava con una fatica immensa, sentendo che le forze stavano per abbandonarla. — Ecco, pensava, arriverò a quell’albero e poi cadrò. — Ma non cadeva. Si scorgevano a destra le case di San Rocco. Un contadino veniva in contro a corsa.
— Buon uomo, è quello San Rocco?
— Sì, sì, voltate alla prima scorciatoia.
Grosse gocce sonanti cominciarono a cadere; poi d’un tratto la pioggia crescente rigò l’aria di lunghe frecce bianche, di lunghe sferze che percotendo schioccavano. Un sommovimento mostruoso agitò allora le nuvole: sprazzi di raggi eruppero di qua, di là. Tutte le colline, in fondo, a traverso le liste della pioggia si accesero un attimo e si rispensero.