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84 | il libro delle vergini |
l’ombra era turchina e mobile, la campagna così dava apparenza di un arcipelago che galleggiasse copioso d’alberi e di fromento. Molto canto di uccelli letificava la maturità delle biade.
Al primo spettacolo Giuliana ebbe una subitanea sensazione di ristoro; poichè la libertà della campagna, la felicità della luce su ’l fogliame, li odori cordiali dell’aria circondandole d’un tratto la persona le mossero il sangue, e la nuova speranza in lei al dispiegarsi dell’orizzonte si fortificò ed esultò. Ella, come sempre, si abbandonava ora all’influenza delle cose esteriori; si alleggeriva di tutte le angosce, viveva per due sentimenti soli, per la speranza della salvazione corporea e pe ’l desiderio di raggiungere la meta. In fondo, alla meta, ella vedeva nella sua fantasia sorgere il Vecchio benefico e illuminarsi misteriosamente. Per una nativa tendenza superstiziosa, ella trasformava quella figura, la ingigantiva e la vestiva di una dolcezza cristiana, la cingeva di nimbo. Allora tutte le dicerie che correvano tra il volgo le tornarono alla memoria confusamente e gittarono sprazzi di luce meravigliosa su la fronte di Spacone. Allora ella si rammentò che Rosa Catena, in un giorno lontano della malattia, aveva parlato del Vecchio con una reverenza devota citando miracoli. — Un cieco di Torre de’ Passeri era andato a San Rocco ed