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pollice e certe parole magiche. Egli doveva avere i rimedii pure per quella cosa... sì, sì, li doveva avere!

E Giuliana rivisse in un barlume di speranza, mentre il languore saliva saliva. Dinanzi a lei, le cose annegavano nel crepuscolo; il giorno vermiglio, penetrato dalle ceneri della notte vicina, mancava in un lento scoloramento tra roseo e violaceo, si ritirava a poco a poco dal basso, finiva senza contrasti. Una rondine, come un pipistrello, passò radendole il capo. Un fiotto della vitalità ardente dell’estate le battè nella faccia, con la brezza, dandole una specie di soffocazione e di palpitazione.

Ella, con un moto involontario e inconsapevole, mise le mani su ’l ventre e le tenne così un istante. Qualche cosa come un indefinito sentimento di maternità le attraversava l’anima. E dal fondo, chi sa per quale processo interiore, un ricordo della convalescenza lontana si svegliò. — Ah, era di marzo... una gran bianchezza ridente... e sopra di lei le spie, le lanugini molli piovevano..