Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
80 | il libro delle vergini |
chiazze su la fronte, su le guance. Si levò dalla sedia, torcendosi le braccia nell’agitazione della lotta. E, con un impeto di forza nervosa, finalmente uscì dalla stanza, entrò nella cucina, cercò su le tavole un bicchiere e il mazzo delli zolfanelli. L’odore forte del carbone le turbava lo stomaco; la vertigine le prendeva il cervello. Ella trovò tutto: mise li zolfanelli a disciogliersi nell’acqua; rientrò nella sua stanza e nascose in un angolo, sotto un mobile il bicchiere.
— Dio mio! Dio mio!
Ella aveva ora paura di trovarsi così, sola, dinanzi al suo proponimento. Le tornò subitamente nella fantasia il cadavere di Cristina Jorio intraveduto quel giorno mentre lo portavano su la barella alla casa della madre: un corpo gonfio come un otre, con la melma ne’ capelli, nel cavo delli occhi, nella bocca, tra le dita de’ piedi violetti...
— Dio mio, Dio mio, morire!
E sussultò come se una mano fredda e rigida le si fosse posata su ’l capo: un brivido le corse tutte le membra, le durò un momento su ’l cranio con l’impressione di una lama che vi penetrasse per distaccarne la pelle; e nella vista le passò il ribrezzo dell’orrore, quel non so che di bianco che dilata le orbite.
— No, no, no! — disse con la voce alterata, come