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terrogando, eccitando Teodora alla chiacchiera, temendo li intervalli di silenzio, riempiendo perciò li intervalli con de’ piccoli sussulti di riso. Ella aveva quasi un godimento amaro a sentire i vituperii delli altri.

— Oh! ecco Don Paolo!

Veniva in contro con la sua bella placidezza Don Paolo Seccia, un ottuagenario ancora aspro e verde come un ginepro, giocondo e saggio come Pantagruele.

— Venite con noi, Don Paolo; usciamo fuori.

Tutti i macelli per la via di qua, di là, avevano i loro manzi freschi penzolanti in mezzo alla porta: l’odore della carne bovina si spandeva dalle ventraie aperte e assaliva le nari. Più in su, lunghe file di maccheroni stavano attelate al lume della luna che le guardava dalla cima di un’antenna soperchiante la caserma. Gruppi di soldati si affollavano in torno alle rivenditrici di frutta, vociferando.

— Andiamo alla Bandiera — disse Teodora, dando la precedenza a Don Paolo ed a Camilla.

Giuliana passò in mezzo a tutti quei romori e quelli odori forti, stordita. Cominciava alfine uno sbigottimento vago a sommuoversi dal fondo, a torcerle la bocca nel riso, nelle parole, a impedirle la lingua. Anche certi piccoli tormenti fisici la mo-