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42 | il libro delle vergini |
deluse gittavano scherni e risa dietro la coppia, e si rimettevano all’agguato tra i garofani.
Così in Giuliana si accendeva la brama. Il bisogno dell’amore, prima latente, si levava ora da tutto il suo essere, diventava una tortura, un supplizio incessante e feroce da cui ella non sapeva difendersi.
Un fiotto di sanità caldo la riempiva; certe sùbite gioie di vivere le muovevano il sangue, le mettevano nel petto quasi dei battimenti d’ale, le mettevano de’ canti nella bocca. A volte un soffio, uno di quei piccoli fremiti dell’aria che si dilata sotto il sole, una canzone di mendicante, un odore, un nulla bastava a darle smarrimenti vaghi, abbandoni in cui le pareva di sentire su tutte le membra come il passaggio carezzevole del velluto d’un frutto maturo. Ella era così librata e perduta in abissi ignoti di dolcezza. L’irritazione della continenza, la sovrabbondanza insolita de’ succhi, quel distendersi continuo dei nervi sotto li stimoli la tenevano in una specie di stordimento simile al primo stadio dell’ebrezza; pareva come de’ vapori le salissero al cervello dal cuore e le dessero una visione rossa. Il passato si dileguava, si assopiva in fondo alla memoria, non risorgeva più. E in ogni ora, in ogni luogo il desiderio le tendeva insidie; i santi delle mura, le madonne, i cristi cro-