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36 | il libro delle vergini |
sparpagliò qua e là brillando: erano le spie. I semi parevano alati, parevano insetti ésili ed evanescenti che si dissolvessero incontrando i raggi del sole o parevano lanugini di cigno a pena visibili; ondeggiavano, ricadevano, si mescolavano ai capelli di Giuliana, le sfioravano la faccia, la coprivano tutta. Ella rideva, difendendosi da quell’invasione, cercando di scacciare quella pelurie che le vellicava la pelle e le si attaccava alle mani; ma le risa le impedivano i soffii.
Alla fine si distese lunga su ’l letto, lasciò che tutta quella molle nevicata le scendesse sopra lentamente. Teneva li occhi semichiusi per prolungare la dolcezza; e a mano a mano che il sopore la invadeva, si sentiva come sommergere in un giaciglio alto di piume. La luce che entrava nella stanza era una di quelle pallide chiarità pomeridiane del mese di marzo, ove la rosea letizia solare ride modestamente estinguendosi come un indizio di aurora in un gran cielo albeggiante.
Camilla trovò la sorella ancora addormentata con accanto lo specchio, con ne’ capelli le spie.
— Oh, Signore Gesù! oh Signore Gesù! — mormorò tra i denti, congiungendo le mani, in atto di compassione amara.
La cristiana veniva dalla chiesa, dove aveva cantate le litanie per l’Annunciazione e aveva ascol-