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le vergini 35

con un lembo della coperta tolse la polvere e si guardò dentro, sorridendo. Ella aveva tutto il collo nudo e pe ’l collo certe vene azzurrognole quasi in rilievo, e nella testa piccola e lunga qualche cosa di caprino, la bocca fine, il mento acuto, li occhi castanei come i capelli, ma più tendenti al giallo. Il pallore trasparente e il sorriso davano una grazia nuova, una nuova giovinezza ai suoi ventisette anni.

Ella restò a guardarsi a lungo; e godeva allontanare lentamente lo specchio e veder sparire l’imagine in quella luce un po’ glauca come in un velo d’acqua marina, e quindi riemergere. La vanità la conquistava, la occupava. Ella si accorse di tante piccole cose a cui prima non aveva badato mai; per esempio, di un neo simile a una lenticchia, che le macchiava la pelle su la tempia sinistra, e di una cicatrice leggera che le attraversava l’ arco di un sopracciglio. Restò a lungo. Poi, assalita da una gioia repentina cercò in torno un diletto.

Quella capsula vegetale, ch’ella aveva trovato in fondo a un repostiglio, s’era aperta come in due valve scoprendo un grappolo denso di semi nerastri. Ogni seme pareva legato a filamenti sottilissimi d’una lucidità argentea; e il grappolo si manteneva compatto. Ma a pena Giuliana vi mise un soffio, un nuvolo di piumoline bianche si levò nell’aria e si