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le vergini | 33 |
ella voleva essere desta, mentre ella sentiva ancora intorno a sè la respirazione dei fanciulli, il soffio giocondo di quelle vite.
— Bal, bel, bil, bol, bul...
Prese i fiori, li mise in un bicchiere pieno d’acqua per conservarli. Li fiutò poi lungamente, stette con le narici tra quel fresco, chiudendo li occhi, raccogliendosi tutta in quel peccato d’olfatto.
— Gra, gre, gri, gro, gru...
Una gran nuvola bianca velò il sole. Giuliana si accostò alla finestra, si sporse al davanzale per guardar giù nella piazza. Di fronte, Donna Fermina Memma in una roba rosata stava su ’l balcone, tra i vasi dei garofani; e un gruppo di ufiziali passava sotto a lei ridendo e facendo un tintinnio di sciabole su ’l lastrico. Più in là, nel giardino publico le piante di lilla erano su ’l fiorire, la punta del gigantesco pino si piegava al vento. Dalla cantina di Lucitino usciva Verdura, l’eterno ubriaco, barcollando e vociferando.
Giuliana si ritrasse: era la prima volta, dopo tanto, che si affacciava su la piazza. Le parve di essere in alto in alto, guardando in giù; la prese una leggera vertigine.
— Nar, ner, nir, nor, nur...
Il coro dentro seguitava, ancora, ancora, ancora.
— Pla, ple, pli, plo, plu...