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30 | il libro delle vergini |
pitava d’un suono rauco e dolce simile al tubare delle tortore nei boschi. Ella, forse per un naturale ricorso di quel suo misticismo anteriore, amava i bagliori tralucenti dalli occhi dell’animale nella penombra, quelli sprazzi di fosforo, che emanavano da una forma misteriosa e silenziosa nella penombra.
Camilla vedeva tutte queste strane predilezioni della sorella, con una specie di diffidenza ed anche di rammarico sordo, ma taceva. E lentamente, quasi insensibilmente, quelle due anime si distaccavano, si allontanavano per repulsa.
Erano prima vissute in una comunione di abitudini e di sentimenti continua, perchè in loro ogni diversità d’indole e ogni insorgimento si agguagliava e placava nell’unica fede, nel culto infrangibile della deità di Cristo, in quel contemplamento ch’era divenuto lo scopo della vita loro. Ma come il culto le assorbiva intere, in loro i legami della consanguineità a poco a poco erano stati, direi quasi, coperti e sopraffatti da quelli della comune religione; quindi non mai una espansione di tenerezza, non mai un abbandono di confidenza o di ricordi o di speranze, come tra sorelle. Erano correligionarie, erano membri della grande famiglia di Gesù spersi su la terra e agognanti il cielo.
Così che a pena, per la rinnovazione operata