Pagina:D'Annunzio - Il libro delle vergini.djvu/28


le vergini 23

pida la sensazione; e su ’l cranio i bulbi capilliferi rigermogliavano densi; e da quel riordinamento delle leggi meccaniche della vita, da quel dispiegarsi di energie prima latenti che la malattia aveva provocate, da quella intensa brama che la convalescente aveva di vivere e di sentirsi vivere, da tutto, lentamente, quasi in una seconda nascita, una creatura migliore sorgeva.

Erano i giorni primi di febbraio.

Dal suo letto Giuliana vedeva la sommità dell’arco di Portanova, i mattoni rossicci tra cui crescevano l’erbe, i capitelli sgretolati dove le rondini avrebbero appeso i nidi. Le viole di Sant’Anna nelle screpolature del fastigio non anche fiorivano. Il cielo sopra si apriva in una gentile beatitudine di colore; e per l’aria a tratti giungevano dall’arsenale li squilli delle fanfare.

Fu allora che, quasi con un senso di meraviglia, ella riandò l’esistenza trascorsa. Le pareva quasi che quel passato non le appartenesse, non fosse suo: una lontananza smisurata ora la divideva da quei ricordi, una lontananza come di sogno. Ella non aveva più la valutazione sicura del tempo; ella doveva guardare li oggetti che la circondavano, fare uno sforzo della mente, raccogliersi a lungo, per ricordare. Si toccava con le dita le tempia dove i capelli rigerminavano tenui, e un