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le vergini 19

la convalescente conscienza. Ella per lo più diceva ad alta voce le letanie; divideva in sillabe parole senza nesso; minacciava punizioni a discepoli; cantava le strofe quinarie di un inno a Gesù. Aveva per lo più nell’indice della mano sinistra un moto di indicazione scorrente su l’orlo del lenzuolo, come se ella con quel segno guidasse l’occhio dei discepoli su le righe del libro. Poi, talvolta, la sua voce si sollevava, prendeva una solennità quasi minacciosa, pronunciando le ammonizioni delle sette trombe, ricordando confusamente le parole di fra Bartolomeo da Saluzzo ai peccatori, avendo forse nelli occhi stupefatti la visione di quelle vecchie stampe impresse dal legno piene di deformi angeli tubanti e di demonii debellati. Ma nelli occhi non mai aveva uno sguardo. Le palpebre pesanti coprivano l’iride a metà, quell’iride senza colore spersa nella sclerotica che pareva come velata da un muco giallastro. Ella stava nel suo letto distesa, con il capo su due guanciali. Quasi tutti i capelli le erano caduti nella malattia; un pallor terreo, di quei pallori sotto cui pare non anche possa rimanere la vita, le occupava la faccia, le cavità della faccia; e il teschio ne traspariva e da tutta la restante aridezza della pelle lo scheletro traspariva, e intorno a tutto quell’ossame nei punti di pressione sul letto i tessuti aderenti degeneravano. Solo, un’immensa fame animava quella