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le vergini 15

latine, e Camilla nascose su la sponda del letto la faccia rigata di lacrime. Il medico s’era accostato e teneva fra le dita inanellate il polso di Giuliana. Egli voleva scuoterla, apprestarla a ricevere il Sacramento dalle mani del sacerdote di Gesù Cristo, fare che ella porgesse la lingua all’ostia.

Giuliana balbettò, gesticolò ancora vagamente nel vuoto, mentre la sollevavano su i guanciali. Ella doveva sentire un tintinnio nei nervi dell’orecchio perturbati, forse delle grida, forse una musica. Come fu sollevata, subitamente il rossore livido della faccia si mutò in un pallore di cadavere; la vescica di ghiaccio cadde dalla testa su’l lenzuolo.

Misereatur...

Porse ella finalmente la lingua tremante, coperta d’una crosta mista di muco e di sangue nerastro, dove l’ostia vergine si posò.

Ecce agnus Dei, ecce qui tollit peccata mundi...

Ma ella non ritirò la lingua a quel contatto, perchè non aveva conscienza di quel che faceva: lo stupidimento non era rotto dal lume dell’Eucaristia. Camilla guardava con li occhi rossi pieni di terrore e di dolore quella faccia terrea dove ogni segno di vita mancava a poco a poco, quella bocca aperta che pareva la bocca di uno strangolato. Il prete seguitava, nella solennità del suo ministerio, le preghiere latine lentamente. Tutti li altri rimane-