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ad altare dei 175

brando come uno strumento sonoro. Io non avevo piegato le ginocchia, non v’era spazio intorno a me; ma una specie di sbigottimento folle mi teneva, perchè io solo soprastavo a tutti li altri in giro, e quelle creature umane così prostrate e così ciecamente imploranti, quella vivente massa di materia da cui irrompeva un così alto inno di passione quasi inconsciamente, e quel sole che empiva la navata e qua e là s’abbatteva su i dorsi, e quei vapori strani ora nauseanti ed ora celesti, e sopra tutte le cose quella madonna immobile e rigida, quei santi immobili e rigidi guardanti nel vuoto, mi davano uno spettacolo pauroso, mi sconvolgevano la piccola anima incolta.

E l’inno cresceva, le litanie ascendevano; pareva che al lungo fremito le canne dell’organo scoppiassero.

Regina virginum. Regina Sanctorum omnium, ora pro nobis!

L’agnello di Dio veniva ora nel cantico, l’agnello di Dio che scancella i peccati del mondo. Era l’ultima elevazione delle laudi.

Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix!

L’organo cessò; si propagò il rombo della navata, e il rombo cessò. Si faceva nella chiesa un silenzio, dove i credenti ancora prostrati respiravano gravemente. Poi tutte le fronti si rialzarono,