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ad altare dei | 171 |
— seguitava il prete, con la voce cavernosa, a piedi dell’altare. L’organo in alto metteva delli accordi profondi ma sommessi, cambiando ad ogni momento il tono. Le canne lucenti dello strumento sorpassavano la sommità del baldacchino; e là dietro, nel coro, dallo strappo di una tendina apparve d’un tratto il sole e si allungò nell’aria in una striscia d’oro tutta formicolante di atomi. Una parte del Cristo crocifisso si disegnò scura su quella striscia gloriosa.
— Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto...
Tutta la turba si piegava in un raccoglimento solenne; e la gran voce dell’organo rispondendo dominava il canto rauco del prete. L’ombra era accresciuta dal contrasto del sole nel coro; cresceva il tepore alimentato dai fiati dei genuflessi, un tepore pesante che persuadeva la sonnolenza, che abbatteva li spiriti nella contemplazione inerte del dio.
— Domine, exaudi orationem meam.
Io e Giacinta eravamo stretti l’uno contro l’altra. Una specie di affievolimento cominciava a prendermi, un calore intenso mi saliva alla faccia; avevo una sensazione strana di tutto quell’agglomeramento di uomini sopra cui passava l’onda della preghiera, nell’ombra rotta dai bagliori tremoli dell’altare. Io pure credevo; e dalla mia fede di fanciullo i suoni