Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
170 | il libro delle vergini |
Non si udiva che il soffiare dei mantici su l’organo e a tratti, quando uno apriva la porta per entrare, la voce lamentevole e rauca della mendicante malata.
— Introibo ad altare Dei. Ad Deum qui laetificat juventutem meam..., cominciò il prete a’ piedi dell’altare.
Giacinta stava immobile, ascoltando. Ella sola era bianca in mezzo a tutto quel tumulto di colori nella penombra; ella sola era diritta ed esile, emergente come un gran fiore d’acqua che si protenda verso la luce. Ed ella credeva, ella era pia. Accanto a noi, rammento, s’alzava una specie di tabernacolo di legno scuro, chiuso da tre vetrate, che custodiva il simulacro di San Rocco in gesso dipinto. Stavamo sotto la protezione del santo. Un cane barbone, accovacciato sopra il piedistallo, ergeva il muso verso il protettore; e il martire dalla barba nera, additando con la sinistra mano una piaga paonazza su ’l ginocchio nudo, con la destra sorreggendosi al bastone di pellegrino, guardava immobile nel vuoto con due occhi di vetro bianco forati. In cima al tabernacolo pendevano due piedi accoppiati e un braccio, formati rozzamente nella cera, rossicci come vere mutilazioni di membra d’uomini, ex voto.
— Confitebor tibi in cithara, Deus, Deus meus!