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166 | il libro delle vergini |
pallore delle guance le perle pendenti dalla conchiglia rosea dell’orecchio stillavano uno splendore vago, talvolta leggermente opaco. Era scoperta una parte della nuca, su cui fioriva una nebbia meravigliosa di capelli: il resto del collo era coperto dalla cravatta di velo bianco alta, sotto i giri delle perle; il resto dei capelli era fermato in un gran nodo fulvo e si diffondeva ai lati in una velatura di cipria che li faceva sembrare cinerei.
Ricordo tutto.
Ella disse: - Ave, Maria! - candidamente. Poi mi sorrise da quella bella bocca smisurata. E restammo un momento ad ascoltare le campane che sonavano nella grande solennità del mattino di febbraio.
Eravamo in vicinanza di Fontanella. Su quelle alture li ultimi vapori bianchi si sollevavano dal suolo e si fondevano nell’aria; e come le alture si umiliavano al piano, succedeva ai vapori un vivo scintillamento di brina recente. Tutto il terreno pareva cristallizzato, e su quel fondo mobile di splendori li alberi nudi sorgevano come fredde efflorescenze di pietra. Da un lato un gran mucchio d’alberi di fico grigi aveva delle forme mostruose di ramificazione. Rammento ancora che certi altri alberi dai rami numerosi e sottili, forse olmi, forse pioppi, mi dettero l’impressione puerile di giganteschi millepiedi eretti su una estremità.