Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
160 | il libro delle vergini |
li occhi già torbidi vuoti di sguardo, con le estremità di gelo, come s’ella avesse già cominciato a morire in un’agonia lunga e senza sussulti. Aveva qualche volta nelle mani scarne quel cercare inquieto e incerto, quell’incresparsi vano della dita che tentano di prendere. Allora ella voleva bere, voleva la tazza per togliersi l’aridezza dalle fauci. Susanna veniva ogni tanto ad affacciarsi su l’uscio; si accostava, metteva la tazza alla bocca dell’inferma reggendole la nuca con una mano.
— Dove sono... loro?
— Eh, signora mia, chi lo può sapere?
Donna Clara trasaliva: Susanna aveva dette quelle parole con un accento perfido. — Dove andavano? Che facevano tanto tempo fuori? Ah, era dunque per questo? — Una luce subitanea la rischiarò; e, insieme al sospetto che ingigantiva rapidamente, una collera violenta d’improvviso la prese. — Ah, era dunque per questo? oh infami! oh infami!
Entrava allora Eva, con passo leggero, portando un fascio di fiori tra le braccia nude sino al gomito. Ella si avvicinò al letto, sorridendo; bellissima. Ma quando si sentì prendere la testa dalle mani umidicce e brucianti della vecchia, e si sentì su i capelli su’l collo su le gote tante gocciole calde, tante lacrime cadere, e tra le lacrime si sentì cercare la fronte da quella bocca arida che aveva