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nell'assenza di lanciotto 155

sommerse davano come la visione indistinta di un fondo sottomarino con le sue grandi flore animali tra cui è un brulichio pieno di orrore. Le montagne delle patria coperte di neve si avvicinavano, quasi incombevano al piano: si poteva discendere con lo sguardo in tutte le cavità d’ombra, salire tutte le sommità luminose. Parevano come le grandi vertebre di una terra il cui sole fosse estinto da secoli; davano come l’impressione del paese lunare visto a traverso il telescopio.

Essi guardavano, muti. La grandezza di quella scena naturale per un momento li dominava. Stavano da presso, toccandosi con i gomiti, toccandosi con le ginocchia.

Dietro di loro Eva giocava su la tavola tagliuzzando le scorze delli aranci rimaste nei piatti, mormorando parole vane, aspettando che il sonno se la prendesse tra le braccia.

Gustavo, pianamente, insinuò le dita dentro le maniche di Francesca e le prese il pugno nudo sotto la stoffa che lo copriva.

— Lasciate, Gustavo, lasciate! - disse ella volgendosi indietro, temendo d’Eva; e nel volgersi mise su’l collo di lui un alito.

Egli non intendeva, egli si sentiva salire alla faccia, sotto la pelle fredda per l’aria della notte, tutto il sangue del cuore, una vampa.