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154 | il libro delle vergini |
— Prendi tu ora.
Gustavo prese tra le labbra l’altra metà; ebbe una sensazione deliziosa.
Nella sala c’era quel tepore emanante dalla vaporazione dei cibi caldi, quel tepore che mette nel sangue una pigrizia, una beatitudine inerte, dopo il pasto. La luce scendeva placida dal globo pendolo di porcellana.
Gustavo si alzò, andando verso la finestra ad aprire.
— Che luna maravigliosa! - esclamò; poichè in lui, che aveva quasi nulla mangiato, la sentimentalità di amante novello ora a quell’albore si commoveva.
Francesca ebbe un moto di fastidio: l’aria fredda entrava a turbarle il calore dolce ove ella s’era adagiata, a scuotere quell’abbandono pieno di fantasie vaganti e di desideri indeterminati ove ella stava per cullarsi.
— Chiudete, per carità, Gustavo!
— Venite un momento a vedere.
Ella si levò dalla sedia a fatica: all’affacciarsi ebbe un brivido, si strinse tutta, nascondendo le mani dentro le maniche ampie della veste; istintivamente si accostò a Gustavo.
Dinanzi, nell’immensità della notte calava la luce della luna, la pace della luna, dove tutte le cose