Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
nell'assenza di lanciotto | 153 |
Essi uscirono dalla stanza; provavano quasi una soddisfazione di fanciulli liberati dal castigo, si guardavano sorridendo nelle pupille.
— Oh mamma, li aranci! — gridò Eva correndo incontro a Francesca, abbracciandola alle ginocchia in un impeto di gioia, con un arancio stretto in ciascuna mano. Ella le si arrampicò, parve, sino ai fianchi, con un’agilità di scoiattolo, e le si strinse al collo mettendole nel viso l’alito che odorava delle frutta succhiate.
— Vuoi li aranci?
Andarono così nella sala rossa; sedettero alla cena che Eva riempì del suo clamore, delle sue piccole grazie di bimba golosa. Ella, nella sua inconsapevolezza, faceva da complice.
— Oh mamma, sbucciami l’arancio.
La madre ficcò nella scorza fragrante le unghie fini e rosee per aprirla: e le dita le si inumidivano del succo premuto e nelle unghie le restava una lieve colorazione d’oro. Eva guardava con una ingordigia di rosicante famelico. Quando il frutto fu nudo, ella fece il sacrifizio di uno spicchio alla mamma e a Gustavo.
— Questo metà per uno - disse gravemente. - Mordi, mamma.
Francesca franse con i denti la metà dello spicchio, sorridendo.
11 — Il libro delle vergini.