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nell'assenza di lanciotto | 149 |
la conoscenza. Una fascia bianca le copriva la fronte, le coperte le giungevano sino al mento: da tutta quella bianchezza accorante usciva il profilo del naso estenuato, un profilo quasi diafano; e le forme lunghe dal corpo in giù sotto le pieghe si perdevano.
Francesca e Gustavo restavano in piedi, di contro, ai due lati del letto, senza levare li occhi, perchè quel corpo di vecchia sofferente li divideva, li allontanava. Sentivano essi, pure innanzi a quella tristezza, un’impazienza tentarli, l’impazienza di chi essendo incalzato da un desiderio deve reprimersi in un indugio fastidioso. Oramai una forza li sospingeva l’un verso l’altra. Ma a Gustavo la voce di figlio avvertiva sommessamente che quell’impazienza era crudele; ed egli per sfuggirla si dava quei rimproveri e quelle esortazioni interiori che dinanzi a un sentimento colpevole li uomini si dánno su’l palco scenico della loro coscienza. - Quella povera malata dunque non era più sua madre? Dunque egli non sentiva più la tenerezza di una volta? Dunque dopo esserle stato tanto tempo lontano ora gli pareva duro il rimanere un poco nella stanza a guardarla? E perchè? Era egli diventato cattivo d’un tratto, insensibile? - Chiedeva queste cose a se stesso, ma senza attenzione di spirito, come recitando una parte nobile, per