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142 | il libro delle vergini |
IV
..... Il mezzogiorno trascorso a pena. Avevano finalmente la sera innanzi deciso di cavalcare alla pineta; e il pomeriggio di quel marzo morente era lusingatore.
Si misero per la via grande. Cavalcavano a fianco al trotto di caccia; da principio silenziosi. Gustavo costringeva un poco in dietro il suo baio, per guardare la figura sottile ed eretta di Francesca che chiusa nell’amazone nera, avendo la massa dei capelli castanei raccolta sotto il feltro elegante, manteneva con la ferma stretta del guanto il sauro in quel trotto leggero. Ella così era tutta intenta nel diletto di sentirsi il vento su la faccia, di sentire l’animale urtare co’ l piè nervoso il terreno elastico e sonante. Quando un riccio di capelli le irritava li occhi, ella lo rimandava in dietro su le tempie con un movimento vivo del capo. Una volta diede un colpo di frustino su la siepe che limitava la via, piegando il fianco verso quel lato: una torma di uccelli si levò rumorosamente nello azzurro, in quell’azzurro avente allora la dolcezza