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nell'assenza di lanciotto | 141 |
sentito affievolire nei polsi della madre i colpi della vita.
— Correte, Gustavo: su nella mia stanza, accanto al letto c’è una fiala di cristallo. Portatela qui.
Egli andò, salì le scale correndo, entrò nella stanza. Malgrado la commozione filiale, un’impressione viva di odore e di freschezza gli battè nella faccia e lo fece trasalire; un’impressione di luce rosea, come d’un gran polverio roseo, dove nuotavano le esalazioni tepide del bagno, dove viveva ancora il profumo naturale della cute femminile, quel profumo che turba. Egli cercò la fiala accanto al letto, la cercò senza guardare: nel letto le coperte rovesciate lasciavano vedere il lenzuolo bianchissimo dove rimanevano ancora le impronte del corpo che ci avea giaciuto. Saliva di lì l’odore di Francesca, quello che ella soleva avere.
Egli cercando mise le mani in qualche cosa di morbido: era forse una camicia ravvolta, chi sa, qualche cosa ch’ella aveva già dovuto portare. L’odore gli rimase forse nelle mani. Trovò la fiala, uscì, tornò giù correndo.