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136 | il libro delle vergini |
traversato a tratti da malinconie vaghe, scosso da turbolenze improvvise. Perchè in lui i rigogli amari della pubertà soffocati tornavano qualche volta a levarsi con la stessa ostinazione di vita che hanno le radici delle gramigne abbarbicate nel terreno. Così quando la scintilla scattò, tutte quelle forze latenti irruppero con una violenza nuova. E nella notte fu un’angoscia enorme sotto il cui peso il giovane rimase prostrato, un’angoscia ove già il rimorso aguzzava la punta, ove già un presentimento cupo di sciagure si affacciava, ove tutti i fantasmi insorgevano e ingigantivano e incalzavano senza tregua. Pareva a lui di soffocare; ascoltava tutta la stanza empirsi dei battiti del suo cuore, e in mezzo a quei colpi come delle voci passare, le voci della madre. - Lo chiamava forse la madre dall’altra stanza? Lo aveva forse sentito soffrire? — Si levò sui gomiti, tendendo li orecchi, al buio, senza poter distinguere in quell’intronamento alcun suono. Nel dubbio, accese il lume; traversò l’uscio, si avvicinò al letto dell’inferma. Ella a quella luce volse dall’altra parte li occhi feriti.
— Che vuoi, Gustavo?
— Non mi hai chiamato?
— No, figliuolo.
— Mi pareva, mamma, di aver sentito...
— Va, dormi. Che Dio ti benedica figliuolo mio.