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128 | il libro delle vergini |
— Sì, mamma; ossia li occhi vostri e la fronte vostra.
Allora le rughe nella faccia di Donna Clara si aggrappavano come raggi, nella luminosità che loro dava la compiacenza del sorriso.
Poi, quando Eva, presa da una nuova frenesia di agitarsi, le guizzava sotto la carezza sfuggendo, Donna Clara restava in una specie di stupefazione, come chi senta mancare uno stimolo dilettevole in una parte delle membra, e tema che scuotendosi anche l’ultima ondulazione del diletto vanisca. A poco a poco la fatica di tenersi sù contro il languore diventava penosa, e quella ostinazione di resistenza a poco a poco cedeva; e prima un’inquietudine vaga che si andava determinando via via in timore, e quindi un terrore vero, il terrore di chi avendo esaurito il coraggio si trova senza scampo dinanzi al pericolo, strinse la vecchia anima e la irrigidì. Il corpo aveva bisogno di star disteso e di non più gravare su i muscoli affievoliti; poggiando il capo alla spalliera della sedia e rilasciando le membra, l’inferma provava un sollievo. Ma quel gran letto cupo, tutto chiuso in torno dalle cortine di damasco verde, ma quel gran letto occupante da solo tutta la camera, dov’era morto cinque anni innanzi il marito, quel letto le aggravava il terrore. Ora non ci sarebbe entrata