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118 | il libro delle vergini |
surrava con una lentezza stanca, socchiudendo le ciglia, come se le venisse meno il respiro. - Dormirei... si... tanto...
Ella si abbandonò su la spalliera: un sopore invincibile le occupava quelle povere vene esauste, le intorbidava la vita.
— Galatea! Galatea!
Le uscì un gemito dalle labbra bianche, come un soffio.
— Galatea!
VI.
Fu un lungo letargo. Quando ella aprì li occhi ove ancora la nebbia del letargo fluttuava vide la testa calva del padre curva su di lei in un muto atteggiamento di timore e di dolore.
— Dov’è Cesare? - gli chiese con una voce che le moriva nella gola.
— Di là, figlia; con Vinca.
Ella richiuse le palpebre, come per affievolire l’intensità della fitta; le parve che le giungesse come un rumore lieve di risa soffocate.
Vinca e Cesare empivano tutta de’ loro amori e