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116 | il libro delle vergini |
V.
Tornarono.
— Così presto? - disse Galatea, con un tono crudele d’ironia nella voce, fissandoli con i freddi occhi indovini.
Ella non aveva pregato il dio lare, quel giorno, per la prima volta! Allora che li squilli di Vinca si persero giù per le scale e i passi della coppia su la sabbia del viale si attenuarono, d’un tratto un’angoscia cupa l’aveva invasa, uno sgomento cupo l’aveva oppressa. Fa come un assalto inaspettato, contro cui ella si sentiva debole, contro cui ella si sentiva inerme; fu come il divampare improvviso di un incendio ch’ella portava dentro di sè, da tempo, inconsapevole. Da prima ella non credette, ella non volle credere, non volle penetrare quel sentimento nuovo che la sopraffaceva e la prendeva tutta; ella provò a distendervisi, senza gemere, con un abbandono cieco.
Ma no; ma dal suo cuore, ma dal fondo dell’anima sua l’immagine di Cesare prorompeva, vittoriosamente. — Dunque era vero? Dunque ella lo amava?