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112 | il libro delle vergini |
IV.
S’inoltrarono pe ’l viale delle robinie, soli. Su la coppia era un gialleggiamento floscio di foglie; e un odore di fiori morti esalava dai grappoli flosci, un odore indistinto, nella crescente malinconia.
L’ora non penetrava l’anima di Vinca: ella veniva cantarellando un’arietta di Suppé, con certi ondeggiamenti spavaldi del capo.
— Dio mio, parlate un poco; ditemi de’ versi, fatemi pure de’ madrigali — ruppe ella finalmente. — Ma parlatemi di qualche cosa! volete che ascoltiamo il lamento delle foglie moribonde e le voci del vespro e le avemarie languide, sospirando? Ah!...
Ed ella sospirò, con una grazia adorabile, levando il bianco delli occhi al cielo.
— No, no, signora — fece ridendo Cesare; e nel riso gli si scoprirono le file nitide ed eguali dei denti, sotto i baffi castanei. Egli non era brutto: un pallore gentile gli occupava la faccia, onde le linee irregolari si attenuavano. Su quel pallore i chiari occhi miopi, quasi sempre socchiusi, talvolta