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110 | il libro delle vergini |
trepidarono. Egli veniva dal tanfo grave dei volumi tarlati, dal silenzio della biblioteca ove il richiamo della risa di Vinca era giunto. Era giunto nel silenzio, mentre egli curvo su le pagine sentiva dalle pagine liberarsi la sana giocondità delle canzoni goliardiche precipitanti con un crosciar vivace di rime latine nella fuga del ritmo.
O! o! totus floreo.
Egli aveva teso l’orecchio; e nell’orecchio gli squillarono per un istante le risa con i chicchiriamenti d’una strofe pazza.
Veni, veni, venias,
ne me mori facias,
hyria hysria nazaza
trilliriuo.
Tutti li ardori e le cupidige della giovinezza parvero ridestarsi d’un tratto nel sangue di lui, come a una musica di battaglia e di vittoria, e rigerminare con nuova violenza. Gli parve di sentire in tutte le membra come un crepitio d’involucri