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I.
Galatea levò dalle carte que’ suoi freddi occhi verdognoli, ergendosi al fine su la vita esile e lunga, facendo crepitare le dita esili e bianche. Disse, con un respiro:
— Ho finito.
— Grazie, Galatea. Siete stanca? — sussurrò Cesare con quella sua voce fioca, seguitando a voltar le pagine di un gran libro su ’l leggìo.
— Un poco. Mi riposerò.
Ella s’immergeva così nel silenzio: sul fondo di cuoio scuro della spalliera la capellatura cinerea posava dolcemente e un’ombra attenuava la nitida marmoreità del viso. Intorno la biblioteca pareva