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E danzano la tua gioia lungh’essa la tua costa
le isole nutrici di api, da Zirona a Lagosta,
e coi cembali e col saltero.
O Solta ricca di miele che sa di rosmarino!
95O sasso della Donzella dove l’amor latino
rinnovellò la morte d’Ero!
 
E s’inghirlanda di mirto Lissa vittoriosa.
E la vittoria navale coglie il lauro e la rosa
nell’oleandro di Lacroma.
100E la Libertà dal vasto petto, l’unica Musa,
canta con dodici bocche nel tuo fonte, o Ragusa;
e tu bevi il carme di Roma.
 
Patria! Patria! Tutto è canto, tutto è canto infinito,
canto nato col mattino. Tocca il cuore ferito
105degli eroi nella terra nera.
Schiude fin le tristi labbra dei giovinetti muti
nelle ripe nelle malghe nelle velme, caduti
quando la grande alba non era.
 
Si levano gli insepolti, si levano i sepolti:
110al sommo del loro ossame portano i loro volti
trasfigurati, l’ebre gole.
Son tutti luce e canto, gaudio e canto gli uccisi
come se in tutti e in ciascuno san Francesco d'Assisi
spirasse il cantico del sole.