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E la seconda non fulge sopra il riposto mare
dalla gran nave di sasso, tra battistero e altare,
ma per gli occhi del suo veggente,
70ma per gli occhi del suo cieco, pei fisi occhi riarsi
dall’ardore del futuro ch’egli vede levarsi
oggi dal sangue immortalmente.
O Sebenico beata, che hai gli occhi più profondi,
la cecità del profeta reduce dai tre mondi
75anch’egli ma senza corona!
O Spàlato imperiale, Spàlato piena d’arche
sante, ove cantano alterne le Marie e le Parche
sopra le tombe di Salona!
O Traù, mia dolce donna, tu che sei tra le donne
80dàlmate la più dorata! Sei nelle tue colonne
come il fuoco nell’alabastro.
La tua gioia è come l’oro fulva. Sotto l’artiglio
il tuo libro si riapre. Fiorisce come un giglio
il tuo cipresso nell’incastro.
85La sùbita primavera si crinisce di pioggia.
La rondine d’oriente torna nella tua loggia
ad annunciar la Santa Entrata.
Disseppellisci di sotto l’altare i tuoi stendardi
e li spieghi. Ardono al vento salso come tu ardi,
90o tu che sei la più dorata.