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III
PER IL RE
[XII DECEMBRE MCMXV]
Salva il Re che, dimesso l’ermellino
e la porpora, come il fantaccino
renduto in panni bigi,
sfanga nel fosso o va calzato d’uosa
5cercando nella cruda alpe nevosa,
Dio vero, i tuoi prodigi.
Salva il Re che partisce il pane scuro
col combattente e non isdegna il duro
macigno alla sua sosta
10né pe’ suoi brevi sonni strame o paglia
sospesi ai rossi orli della battaglia
che sotterra è nascosta.
Proteggi il Re del sollecito amore,
che in casta forza il tremante dolore
15cangia con l’occhio fermo,
il Re che in fronte ha la ruvida ruga
e pur sì dolce esser può quando asciuga
la tempia dell’infermo.