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O nostra grazia, o balsamo giocondo
per ogni cura, unguento dell’esiglio,
tra tutte le contrade quale il giglio
120è tra le spine, voluttà del mondo,
 
o di noi vecchi bruna Sunamita,
tu sei pur sempre tutta quanta bella,
Italia! Ogni tua pietra t’ingioiella,
ogni tua gleba è un ùbero di vita.
 
125Ti spiamo di sopra alle rovine,
o di noi vecchi bianca Bersabea.
Chi s’ardirà con l’ispida trincea
turbar l’azzurro delle tue colline?
 
Sèrbati a noi, sèrbati a noi perfetta
130pe’ lunghi ozii che a noi farà la pace
candida. Non ti giova il dado audace
trarre. Ma dormi su’ tuoi lauri e aspetta.»
 
Ella balzò con fremito selvaggio
squassando la corona e la criniera,
135ebra di forza, ebra di primavera,
ebra di morte, ebra di te, o Maggio.