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E diceano i suoi blandi parasiti,
diceano i delicati proci: «O fiore
della terra, o benigna Italia, amore
100degli uomini, ubertà degli iddii miti,
 
o nostra grazia, o nostro eterno aroma,
o nomata qual miele nella bocca,
o più dolce dell’aria che ti tocca,
o più bella del nome che ti noma,
 
105qual è mai questo cupo fuoco ond’ardi
negli occhi tuoi d’aquila giovinetta?
Ti proteggan gli iddii, o prediletta
degli iddii tutti! L’Iddio tuo ti guardi!
 
Cesare è cenere, e smarrito è il dado.
110Or sei tu osa ritentar le sorti?
Né dietro a te fremono le coorti
come al grifagno sul fatale guado.
 
Duro nemico: in vento di Croazia
è polvere di guasto, afa d’incendio.
115Ogni bellezza ei tiene in vilipendio.
Mal ti difenderebbe la tua grazia.