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A QUELLA SUA TOGA RUDE, L’ANIMA DI ROMA NON È GONFIA SE NON DI VOLONTÀ OSTILE E INTREPIDA. NESSUNA ENERGIA NATURALE EGUAGLIA IN RITMO IRRESISTIBILE LA POSSANZA E LA COSTANZA DELL’URBE FONDATA DALL’EROE SELVAGGIO IN CUI LO SPIRITO VIOLENTO DEL MARTE ITALICO SI CONGIUNGE ALL’AFFLATO MISTERIOSO DELLA VESTA ORIENTALE.
QUI È IL CONFLITTO SUPREMO DI DUE STIRPI AVVERSE, CONDOTTE VERAMENTE DAL GENIO DEL FUOCO CHE TUTTO DOMA, «CHE TUTTO DIVORA, SIRE POSSENTE DI TUTTO, ARTEFICE SEMPITERNO». PER CIÒ LA CREATURA INCONSAPEVOLE, CHE PASSA INCOLUME A TRAVERSO L’ARDORE DEI FATI, E NOMATA CABIRIA, CON UN NOME EVOCATORE DEI DEMONI VULCANICI, DEGLI OPERAI IGNITI ED OCCULTI I QUALI TRAVAGLIANO SENZA TREGUA LA MATERIA DURA E DUREVOLE. PER CIÒ È QUI LA VISIONE DELL’ISOLA ARDENTE CHE LA MANO ERCULEA DELLA GENTE DORICA SEMBRA AVER FOGGIATO NE TIPO DELLA COMPIUTA GRANDEZZA. LA MONTAGNA, CHE FU MISTICO SEPOLCRO DI EMPEDO-