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70 | Cuore infermo |
— Naturalmente, ma la duchessa è beghina. È tanto rigorosa che non ha neppure invitato Lalla.
— Chi è Lalla?
— Lalla d’Aragona. Come, non la conosci? Possibile?
— Possibilissimo. È napolltana?
— No. Non ti ricordi di Luigino d’Aragona, quel biondino magro che era amico di Alessandro e che sposò a Nizza una signorina romana, della borghesia?
— Sì, sì; ora me ne ricordo: che morì dopo due anni di matrimonio, mi sembra.
— Lalla è la sua vedova. Povero Gigino! Era tanto innamorato di lei, che non ritornò più a Napoli. Pare che si amassero troppo quei due, ed uno ne è morto.
— Strana questa qui, di morirsene per troppo amore. Ma perchè la Della Mercede non riceve Lalla d’Aragona?
— Te l’ho detto, la zia è rigida, stecchita nell’anima come nel suo busto. Lalla, prima del matrimonio, non era nobile; poi questo suo matrimonio e la morte di Gigino sono stati sempre avvolti in una penombra misteriosa....
— Ahi! ecco il romanzo che fa capolino: tu sei incorreggibile come Amalia Cantelmo.
— No, no, è cosa certa. Pare che Lalla abbia un singolare carattere, un cuore bizzarramente appassionato, abitudini stranissime. Ella adorava Gigino, è certo; lo faceva vivere in un ambiente artificiale di amore, di gelosia, di scene violente, di profumi forti. Troppo fuoco nei suoi occhi, troppi fiori nella sua camera. Gigino, delicato come una donna, è morto di sfinimento, di languore. Ora anch’ella è ammalata, tisica, dicono. Paolo Collemagno ne va matto. Ahimè! Napoli diventa una città pericolosa pei mariti...