fra due giovanotti: Voilà la belle italienne; toujours avec son mari: oh! ces maris!, perchè debba tollerare che lo sguardo inconscio, tranquillo ed onesto della donna sua senza macchia, s’incontri con quello ardito e bruciante pel kohl della splendida etèra, per ritornare in città nelle malinconiche ore del tramonto, dove si annega nel bigio che diventa nero, ogni splendore, ogni fiammeggiamento, ogni sorriso. Da capo la signora duchessa si mette nelle mani della sua cameriera per andare a pranzo dal marchese e dalla marchesa di Monfort-Leguy, un pranzo di legittimisti placidi, punto offensivi, che non amano parlare di politica. Alle nove si passa nel gran salone, i vecchi giuocano al picchetto, le giovani signore ed i signori conversano di soggetti interessanti come quelli del circolo Ourlicioff, ma vi sono le notizie del pomeriggio, notizie fresche. Al Bosco, oggi, due scandali: un orribile usciere ha osato arrestare e condurre a Clichy il viscontino Kergaröet de la Roche, col pretesto che egli avesse duecentomila lire di debiti insoddisfatti: un viscontino così spiritoso, che galoppava tanto bene sul suo cavallo arabo! Il duca padre interverrà? No, è stanco di pagare, non interverrà. Altro scandalo: la contessa Gabrielli, un’italiana, è svenuta nella sua carrozza, avendo incontrato suo marito con...; i giovani sorridono e mormorano fra loro il nome, fingendo di non volerlo far udire alle signore; le signore agitano vivamente i ventagli e fingono di non udire, mentre ognuna sa benissimo di chi si tratti. Alle undici il thè; a mezzanotte la riunione si scioglie. Beatrice e Marcello rientrano in casa; egli è stanco, infastidito per la continua tensione della volontà, per il viso cortese dovuto fare a tante persone, a tante cose che egli non ama, per la giornata intiera, miseramente perduta pel suo amore; ella un po’ stanca, è vero, ma senza dar segno di noia,