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58 Cuore infermo

II.


Del resto a Parigi i due sposi menavano una vita molto mondana.

Il borghese ricco che conduce la sua novella sposa all’immancabile e prefisso viaggio di circolazione in Italia, fermandosi in ogni città per quanto tempo prescrive il programma, visitando i musei ed i monumenti che gli indica la Guida banale o di cui sentì a parlare da un reduce ed amico borghese, per mostrare al ritorno che egli ha visto quanto si doveva: questo borghese ricco e fortunato può godere anche la bella felicità di passare ignoto, perduto nella folla dei viaggiatori, indisturbato. L’impiegatuccio governativo che per le sue nozze prende venti giorni di permesso e vuole scialare quattrocento lire di risparmi, va a vivere otto giorni a Roma in una camera mobiliata, ed entra, esce, pranza dove vuole, si diverte come può, si sbizzarrisce, sempre con la sposina appiccicata al braccio, senza che il mondo si occupi di lui e gli possa dettar legge. Il professore che sposa di luglio per approfittare delle vacanze, può andarsene gravemente in Isvizzera con la sua signora, perché il viaggio sia anche istruttivo, può dare alla sposina lezioni di geologia alpina, di storia elvetica, di botanica montanina, senza che alcuno disturbi il suo insegnamento o gli occhieggi la sua gentile allieva. L’artista innamorato può menare la sua donna nel morbido nido preparatole a Firenze, a Nizza, a Sorrento, a Cannes, in un castello feudale della Savoia, per elevare alla gioconda ed eterna natura l’eterno cantico dell’amore, per creare l’amore, per vivere l’amore...