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Parte prima | 41 |
moglie, sentendo ogni tanto posarsi su lui il tranquillo sguardo di Beatrice.
— Hai tu la lista degli alberghi a cui abbiamo telegrafato? — chiese Mario a Marcello.
— Sì, l’ho qui, nel taccuino.
— Voleva dire — aggiunse Mario Revertera, senza rivolgersi a nessuno dei due — voleva dire che la via Helder a Parigi sarà troppo rumorosa per voi.
— Quando si viene da Napoli, nulla è rumoroso — rispose Beatrice.
— Infatti... — approvò il padre senza trovar altro da dire.
Di nuovo vi fu silenzio. Il ginocchio di Marcello sfiorava la morbida gonna di lana di Beatrice e da quel contatto così leggiero, egli sentiva un fremito lento, doloroso e dolce, qualche cosa di acuto che lo faceva lagrimare: attratto invincibilmente, si chinò verso lei, desolato di non poterne vedere il volto, come se dubitasse di trovare un’altra donna al suo posto. Il volto di Beatrice, in quell’angolo, pareva un’ovalità bianca ed immobile. Marcello si rigettò in addietro, dominato un’altra volta da quell’acre sentimento di antipatia, di odio, che rinasceva sempre in lui e che era il tormento, il castigo del suo amore.
Ma al duca Revertera spiaceva ognora più quel silenzio imbarazzante. Gli pareva che fosse un silenzio ridicolo.
— A Roma vi fermerete, al ritorno? — chiese rivolgendosi, come al solito, all’oscurità.
— Come desidera Beatrice — rispose Marcello, e stette aspettando anch’esso la risposta.
— Io fo quel che vuole Marcello — disse ella con pari cortesia, senza interesse.
— Se vi trattenete a Parigi, vi raggiungo — riprese Mario con trascuranza — ho qualche buon amico colà.